Maurice Blondel, L’Action. Essai d’une critique de la vie et d’une science de la pratique, Parigi, 1893 (prima edizione)
“Nella sua prima e fondamentale opera, Action (1893; trad. it. 1921), B. tenta di fornire una spiegazione globale della realtà sulla base di una dialettica i cui termini contrapposti sono la “volontà volente” e la “volontà voluta”, l’atto di volere cioè e la sua concreta realizzazione. La perpetua insoddisfazione della volontà tesa continuamente a superare le sue concrete attuazioni costituisce la molla dello sviluppo dialettico il cui risultato è l’azione, sintesi della spontaneità e della riflessione, della persona morale e dell’ordine universale. Anche il pensiero è visto come una forma d’azione, precisamente come quella forma che serve a rendere libera l’azione stessa. Sia la realtà esterna sia il corpo organico sono concepiti come realizzazioni della volontà, che nell’azione crea le proprie condizioni e nella sua continua espansione dà vita anche alla realtà sociale, ove l’opposizione nuovamente si manifesta come contrasto di dovere e di fatto. Esaurito il ciclo dialettico delle attuazioni finite, permane il divario tra volontà e sue realizzazioni: è indispensabile quindi secondo B. il passaggio dal piano naturale a quello soprannaturale, intrinsecamente presente nel primo come sua giustificazione. L’esigenza dell’infinito è esigenza dell’unità trascendente di Dio.” (tratto da Treccani.it)