Francois Voltaire, Dizionario filosofico
“Nel 1755 si stabilì in Svizzera, in una villa periferica di Ginevra, da lui acquistata e chiamata des Délices, dove visse dieci anni (anche dopo aver acquistato i castelli di Tornay e di Ferney, contigui alla città di Ginevra ma in territorio francese), costituendovi un centro intellettuale, cui convenivano scrittori, artisti, dame di ogni parte d’Europa. Era ormai ricco da poter vivere da gran signore, famoso in tutta Europa, corteggiato dai sovrani e dall’alta nobiltà. La sua parola aveva un effetto irresistibile: il suo intervento nei processi Calas, La Barre, Sirven, Lally ne fece dei casi clamorosi e portò persino alla revisione d’ingiuste sentenze. In questi anni in cui il moto filosofico rivoluzionario si faceva più impetuoso, V., impareggiabile e inesauribile pubblicista, instaurava in Europa la sovranità tutta nuova dell’opinione. Portentosa fu la fecondità di V. in questi ultimi ventitré anni della sua esistenza. Con un numero quasi incredibile di scritti di ogni genere (e con innumerevoli lettere, di cui ancora moltissime inedite) riuscì a tenere desta su di sé l’attenzione di tutta l’Europa colta, impegnandosi in una polemica contro la superstizione, il fanatismo, il privilegio, il passato sempre più violenta ed esplicita, inesauribile di brio, d’invenzione, di eloquenza seria e di grazia leggera. Di questo periodo è il Dictionnaire philosophique (1764; trad. it. Dizionario filosofico), il suo testamento filosofico, dove in sentenze lapidarie prende forma definitiva la sua battaglia di mezzo secolo contro l’intolleranza, il miracolo, l’autorità, la falsificazione delle leggende e delle tradizioni” (tratto da Treccani.it)