La grande sfida del pensiero di Lonergan è in fondo quella di “attualizzare” l’insegnamento di San Tommaso ponendolo a confronto con i grandi dilemmi del pensiero moderno. Per far ciò egli elabora una complessa concezione della soggettività che esporrà per la prima volta in maniera sistematica in Insight la sua opera principale, ma che rimarrà sempre in evoluzione anche negli anni successivi alla pubblicazione di Insight che vedranno nell’autore un maggior approfondimento della tematiche messe in luce dall’esistenzialismo.
Secondo Lonergan nella struttura e nel dinamismo della coscienza vi è la radice della capacità umana di conoscere. L’atto del conoscere coinvolge il soggetto non solo da un punto di vista epistemologico ma anche nel suo vissuto affettivo ed esistenziale. Il processo di presa di coscienza e dunque conoscitivo in senso lato (realismo critico) si articola secondo il canadese in tre livelli. Il primo è quello messo in luce dall’empirismo ed esso ci fa prender coscienza del nostro sentire, percepire, immaginare, parlare e muoverci. Il secondo livello è invece quello messo in luce dall’idealismo è il livello in cui comprendiamo desumiamo i presupposti e le implicazioni di ciò che diciamo e facciamo. Il terzo livello è invece quello in cui entrano in gioco le dimensioni più autentiche della soggettività, ovvero quelle della responsabilità e della scelta. La teoria dei tre livelli della coscienza sembra magistralmente riassunta da questo passo di Method in Theology (1972) una delle ultime opere: “There is the empirical level on which we sense, perceive, immagine, feel, speak, move. There is an intellectual level on which we inquire, come to understand, work out the presuppositions and implications of our expressions. There is the rational level on which we reflect, marshal the evidence, pass judgment on the truth or falsity, certainty or probability, of a statement. There is the responsible level on which we are concerned with ourselves, our own operation, our goals, and so deliberate about possible courses of action, evaluate them, decide, and carry out our decisions” (Toronto, University Press, p. 9).
Naturalmente nel concreto funzionamento della coscienza i tre livelli operano simultaneamente come un fascio di luce che illumina di volta in volta i veri oggetti verso cui la coscienza si intenziona.
Il metodo empirico proprio della scienza moderna spiega magistralmente l’oggetto ma esclude la comprensione dell’interiorità ovvero della struttura e del dinamismo della coscienza, cosa che invece Lonergan si propone di spiegare attraverso il suo realismo critico. L’esercizio completo del realismo critico prevede il passaggio del soggetto attraverso le tre fasi dell’esperienza, dell’intelligenza, e del giudizio brillantemente sintetizzate nella massima lonerganiana: “be attentive, be intelligent, be responsible”. Una genuina oggettività non può essere che il risultato di una soggettività autentica. La responsabilità del soggetto giudicante non può venir sussunta in alcun metodo ma non per questo risponde ai criteri della mera arbitrarietà. La conoscenza, infatti, intesa come continua ricerca è al contempo confronto con la realtà e con la propria interiorità.
Il testo … [presentato], una conferenza a Boston del 1957, è testimonianza di un periodo di transizione nella speculazione del canadese. Prendendo come base quanto già sistematizzato in Insight (1957) Lonergan si dedicherà all’approfondimento della terza dimensione della soggettività, studiando attentamente l’esistenzialismo e le dinamiche affettive retroterra del divenire coscienziale. Ciò che insomma sembra qui espresso in nuce sono i grandi temi che caratterizzeranno la seconda fase, la fase post Insight del pensiero del gesuita canadese.